Giorgio Giliberti, una vita a remi: “Vi racconto cosa ho scoperto…”

Data:
15 Novembre 2015

Giorgio Giliberti, una vita a remi: “Vi racconto cosa ho scoperto…”

C’è chi si ritrova il naso aquilino del padre, gli occhi azzurri della madre, l’altezza del nonno. Chi viene al mondo in casa Giliberti, invece, ha i calli nelle mani. E nella vasca per il bagnetto un singolo formato bebè con cui giocare al posto della più classica e noiosa paperella. Sì, perché se per le persone normali la frase “ha la passione nel sangue” è un modo di dire, per questa folta famiglia palermitana – a cui si devono alcune pagine di storia del canottaggio siciliano e italiano – è qualcosa di più.

Giorgio Giliberti, una vita a remi: “Vi racconto cosa ho scoperto...”

Il presidente del Telimar Marcello Giliberti (al centro con la camicia) tiene il Trofeo del mare insieme al tecnico Marco Costantini e a Giorgio Giliberti. Al suo fianco, il presidente della Fic Giuseppe Abbagnale e quello del Lauria Andrea Vitale.

Quando i Giliberti fanno le analisi, tra le voci “emoglobina”, “ferritina”, “eosinofili” ne compare una fissa: “Canottaggio”. E non c’è nulla che possa farli smettere. Se la missione del più grande dei fratelli, Marcello, è far remare gli altri, ormai da 26 anni, con la maglia del Telimar, Giorgio è uno che, almeno mentalmente, dalla barca non è mai sceso. Perché crede – e fa bene – che nel canottaggio non ci sia un’età precisa per cominciare, né tantomeno per smettere.

Giorgio Giliberti, una vita a remi: “Vi racconto cosa ho scoperto...”

Giorgio Giliberti (a sinistra) e Giampiero De Luca

E così, a 45 anni suonati (si fa per dire) e qualche titolo italiano in bacheca – per la precisione, 4: uno assoluto e 3 societari – dopo una lunga pausa ha deciso, la scorsa estate, di riprendere i remi in mano e solcare come un tempo le acque del porto di Palermo. Obiettivo Campionati del mare, prima, e Silver skiff, dopo: due gare completamente diverse, decise un po’ per necessità, un po’ per caso. Per necessità, perché “non potevo non fare i Campionati a casa mia, a Mondello”, spiega Giorgio. “Ho convinto un vecchio amico, Giampiero De Luca, a tornare in barca dopo tanti anni di assenza. E così abbiamo fatto la gara”. Un’esperienza indimenticabile, di quelle che ti riconciliano con il mondo, che ha fatto scattare qualcosa in Giorgio. “Non ho smesso di allenarmi, anche se certo, con ritmi blandi compatibili con lavoro, famiglia e il mio ruolo di dirigente della squadra di pallanuoto giovanile del Telimar”.

Giorgio Giliberti, una vita a remi: “Vi racconto cosa ho scoperto...”

A sinistra, con Angelo. A destra, con il figlio maggiore Andrea, pallanuotista ed ex canottiere

L’idea di fare la Silver, invece, è arrivata per caso, grazie al figlio Angelo, 14 anni, canottiere in erba. “Avrei dovuto solo accompagnarlo per la Kinder, poi Marco Costantini (allenatore del Telimar, ndr) mi ha detto: “Perché non la fai pure tu?”. Non ci ho dovuto pensare troppo e mi sono iscritto. Per tre settimane sono uscito in barca ogni giorno. Poi, a Torino, finalmente è arrivata la gara: ho fatto quel che potevo (per la cronaca è arrivato 192esimo, ndr) e al traguardo ero distrutto.

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Giorgio Giliberti

Giorgio Giliberti

Ho passato due giorni fantastici, in cui ho fatto quel che mi piace, incontrato persone che non vedevo da tempo. E soprattutto ho scoperto una nuova dimensione del canottaggio che avevo sempre rifiutato: la categoria Master. In passato l’ho sempre considerata degradante, perché facevo l’agonista: per me esisteva solo la categoria Senior. Grazie all Silver, invece, ho scoperto che è la dimensione giusta, adeguata alle mie aspettative, al mio stile di vita”. Che è quello di un uomo con una vita piena, non quello spensierato di un ragazzo. “Adesso voglio approfittare questo abbrivio per non smettere: anzi, ho stampato il calendario del prossimo anno con l’obiettivo di partecipare a una serie di gare”. E c’è un altro aspetto riscoperto da Giorgio in queste ultime settimane: “Mi sono ritrovato ad allenarmi e poi a fare una trasferta con atleti molto più giovani. Mi sono sentito e mi sento l’anello di congiunzione tra le generazioni che in questi anni si sono successe al Telimar. Mi sento il testimone della storia di questa società”. E che società! È lo sport, bellezza!

Ultimo aggiornamento

15 Novembre 2015, 22:30