Giampiero Musmeci, arbitro (siciliano) a Rio: “Vi racconto cos’è il canottaggio visto dal barchino”
Data:
21 Settembre 2016
Tono pacato, idee chiare. Giampiero Musmeci ha il dono dell’immediatezza. Oltre a una soluzione per ogni problema. A insegnargli questo approccio nella vita, nel suo lavoro da architetto e nei campi di regata è stato il mestiere di giudice arbitro, che fa dal 1992. E che quest’anno l’ha portato alle Paralimpiadi di Rio, come membro della giuria. Nato e cresciuto, come atleta, nella scuola della Canottieri Marsala, Musmeci è uno dei “direttori di gara” più prestigiosi del movimento remiero nazionale. Con quattro Mondiali assoluti, tre Junior, due Under 23, diversi Europei e una sfilza di gare nazionali alle spalle, grazie ai Giochi brasiliani ha coronato il sogno di una vita, come racconta a rowingsicilia, a pochi giorni dal ritorno da Rio.
Giampiero, per un giudice quanto è importante partecipare a un’Olimpiade?
E’ il coronamento di tanti anni di impegno e dedizione al canottaggio. E’ il momento in cui, non solo l’atleta, ma anche il giudice deve dare il meglio di sé. E l’apice di ogni carriera sportiva, compresa quella di un arbitro.
Quando hai saputo che eri stato scelto per Rio hai fatto i salti di gioia.
La Fisa ha scelto di impiegare alle Paralimpiadi i giudici dei Paesi più affermati nel canottaggio, mentre quelli della Nazioni emergenti sono stati utilizzati per i Giochi. All’inizio sono rimasto attonito, ma mi sbagliavo perché è stata un’esperienza bellissima, dal grande significato.
Perché? Che cosa hai visto e cosa ti ha trasmesso questa esperienza?
A parte l’aspetto sportivo ci sono storie personali importanti, oltre alla determinazione nel cercare di superare se stessi. E’ stata un’emozione continua, in ogni momento della manifestazione. I risultati delle Paralimpiadi sono enormi sul piano sociale e vanno ben oltre quelli sportivi misurabili col cronometro: qui i giovani sono tutti uguali. Solo noi normodotati siamo diversi e forse non capiamo fino in fondo il loro impegno. E’ stata davvero un’esperienza indimenticabile. Ho anche apprezzato il motto delle Paralimpiadi: “Un nuovo mondo”. I Giochi sono stati un banco di prova per le tecnologie che servono ad alleviare i disagi dei portatori di handicap: sono stati testati materiali e soluzioni tecniche per sostenere atleti di prim’ordine.
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Dopo Rio quale esperienza pensi di poter donare alla Sicilia?
Da Rio alla Sicilia porto l’esperienza di organizzazioni più numerose, grandi e complesse.
Dal 1992, quando sei diventato giudice arbitro, sono passati 24 anni. Che cosa ti ha spinto a intraprendere questa strada?
Quando ho capito che era troppo tardi per diventare un buon atleta ho deciso di avvicinarmi al settore arbitrale. A quel punto è cambiato il mio punto di vista, da atleta ad arbitro. Appena ho fatto l’esame, ho “perso” il legame con la mia società di appartenenza e mi sono sentito parte integrante di tutti i club affialiti alla Fic. Mi sono reso conto che da quel momento avrei operato per i canottieri e per il canottaggio.
Prima di allora eri abituato a stare in barca, a remare guardando indietro. Poi hai fatto una rotazione di 180 gradi e ti sei trovato davanti lo sguardo dei canottieri, come lo eri tu poco tempo prima. Com’è il canottaggio visto dal giudice?
La nostra è una posizione privilegiata per osservare atleti che in pochi minuti condensano giorni, mesi, anni di duro allenamento. Nei loro volti, nel loro sguardo che ci attraversa e guarda lontano possiamo scorgere la fatica di lunghi allenamenti. Abbiamo la fortuna di vedere Cadetti che crescono, diventano uomini e donne. E in loro vediamo lo sguardo che li porterà alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi.
Giampiero Musmeci, arbitro (siciliano) a Rio: "Vi racconto cos'è il canottaggio visto dal barchino"
Nel calcio un bravo o un cattivo arbitro può essere determinante per l’esito della partita. Nel canottaggio come si capisce se un giudice è bravo?
Se avete fatto una buona regata e vi siete espressi al meglio, nei tempi e nei modi della manifestazione, in sicurezza, vuol dire che avete avuto bravi giudici e una buona giuria. Non importa che non ricordiate i loro nomi. Sono loro che penseranno a ciascuno di voi.
Convinci almeno uno dei nostri lettori a diventare giudice di canottaggio.
E’ una funzione importante per la crescita del canottaggio, che dà grande soddisfazione. E’ bello e giusto che chi è stato atleta, oggi decida di contribuire allo sviluppo del mondo remiero di domani: servono arbitri giovani che ricambino l’ambiente.
Ultimo aggiornamento
21 Settembre 2016, 00:03